La “nursery” dei Capodogli

Cucciolo di capodoglioGrandi spruzzi e salti di delfini all’orizzonte. Siamo al largo di un’isola dei Caraibi dove delfini e balene vengono ancora cacciati. Poco vento, mare calmo ed un cielo traversato da cumuli di bel tempo come quasi sempre accade in questa zona.

Elendil si avvicina ed assume l’assetto per l’approccio ai cetacei: randa, mezzana e trichetta bomata.
In questa configurazione la barca è autovirante e, nonostante le dimensioni, può essere manovrata da una sola persona. Siamo a circa 1000 metri, spegniamo il motore e ci avviciniamo lentamente navigando con il vento al traverso.

Distinguiamo quattro capodogli in posizione verticale con le teste quasi completamente fuori dall’acqua. Poco distante dei soffi potenti, altri due, forse tre individui. Ci avviciniamo in silenzio, idrofoni in acqua. Sentiamo dei ” click ” lenti con qualche picco di accelerazione, inframezzati dalle emissioni di Stenella dal lungo rostro.
Si tratta di una specie molto frequente e l’abbiamo vista spesso interagire con megattere e capodogli.

Ora siamo a pochi metri e distinguiamo chiaramente quattro giovani intenti in una sorta di “spy hopping” a volte così ravvicinati, quasi a toccarsi tra loro con il dorso. Gli adulti si avvicinano alla barca e si immergono quasi sfiorando lo scafo. I click restano lenti e distinguiamo chiaramente quelli dei piccoli da quelli degli adulti.

Non c’è paura né aggressività, sono tutti là, a fianco ad Elendil, con i loro testoni immensi completamente fuori dall’acqua e gli occhi che ci osservano tra la trasparenza delle onde.

E’ il momento! Tutto è pronto vicino all’attrezzatura per le immersioni in apnea.
Il tempo di indossarla e scivolo lentamente in acqua.

Amo il momento in cui comincio ad immergermi ed improvvisamente passo nel mondo acustico degli animali. L’ecolocazione dei capodogli è potente ed uno ad uno cominciano ad analizzarmi con il loro sonar. Non li vedo ancora ma posso sentirli distintamente mentre nuoto verso di loro.

Credo che nulla possa eguagliare la “suspense” di questi istanti in cui cerchi affannosamente una sagoma nel blu. Desiderio e timore al tempo stesso di trovarsi di fronte il più grande cacciatore del pianeta. Un mammifero marino di 40 tonnellate lungo 15 o 16 metri che ha l’abitudine d’immergersi in apnea fino ad oltre 2500 metri per cacciare i calamari giganti.

Neanche il tempo di rifletterci ed ecco il primo! Una femmina adulta è ferma a mezz’acqua a pochi metri da me. Si muove lentamente mentre mi avvicino.

Non so neanche se sto respirando.

Lei di certo si sta domandando che razza di animale può fare tutti questi strani clicks. Si tratta in realtà dei rumori del caricatore e dell’otturatore della mia NikonosV che sta scattando a ripetizione. La seguo e mi ritrovo davanti ad una scena che ha dell’irreale: capodogli dappertutto, davanti a me quattro piccoli in verticale, sotto di me due femmine che mi osservano mostrandomi il ventre, così bianco e così vicino che posso chiaramente distinguere tutto, anche le pieghe mammarie!

L’altra femmina è sempre a fianco a me, sorta di guida in questo mondo magico.

Inizia il gioco ed io mi immergo a 5 metri mentre i cuccioli si avvicinano alle loro madri, poi si immergono molto più in basso ed iniziano una sorta di danza. Due piccoli si tengono stretti ventre contro ventre ed in questa posizione risalgono fino alla superficie. Il mezzo liquido non ha segreti per un capodoglio, se ne stanno li, tutti in una diversa posizione, con la totale padronanza del nuoto e della stabilità.

Mi ritrovo spettatore e protagonista al tempo stesso di una scena incredibile. Un lieve movimento del dorso e la coda si piega opponendosi all’acqua spingendo in avanti questi giganti con la leggerezza di delfini. Le code degli adulti si agitano appena davanti a me e posso percepire la straordinaria dimensione del peduncolo caudale che esprime inequivocabilmente tutta la loro potenza. Pochi istanti dopo riesco appena ad intravedere qualche movimento nel blu intenso del mare profondo.

Quattro pesciolini gialli e neri si avvicinano. E’ curioso quanto siano piccoli rispetto a me.
Li osservo per un istante e poi mi allontano nuotando verso Elendil.

Capodogli, io, pesciolini… quale strana relazione!
Torno a bordo.

Immagini da sogno negli occhi….. profonda gratitudine nel cuore.

Racconto scritto da Marco, tratto dal sito dell’organizzazione Delphinia Sea Conservation, 20 gennaio 2003

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